Edilizia: si può uscire dalla crisi?

La crisi morde, adesso più che mai. Le possibilità di un rilancio, pero’, ci sono: quello che manca, semmai, e’ un piano organico di rilancio, nella consapevolezza che se non riparte il settore delle costruzioni non riparte la crescita. Dal 2008 al 2012 il settore dell’edilizia ha perso il 24,1% in termini reali, riportandosi ai livelli di produzione osservati a metà degli anni ’90, con punte del -40,4% nel comparto delle nuove residenze e del -37,2% in quello delle opere pubbliche.

Dal punto di vista occupazionale la situazione non è certo migliore: dall’inizio della crisi si stima la perdita di oltre 250.000 posti di lavoro nelle costruzioni, che salgono a 380.000 considerando anche la filiera e l’indotto.

La crisi che stiamo attraversando non è, naturalmente, la prima e, naturalmente, non sarà l’ultima. A partire dal dopoguerra si contano almeno sei cicli edilizi: a ciascuno di questi cicli espansivi è seguita una crisi e ognuna di esse è stata vissuta ogni volta come un trauma per le caratteristiche contingenti, ma analizzate nel loro insieme e ricondotte al carattere, appunto, di ricorrenza ciclica, esse consentono una lettura in un qualche modo più rassicurante: conoscerne le cause permette di trovarne i rimedi, affrontarle e superarle.

L’analisi delle crisi passate aiuta a capire la natura del mondo delle costruzioni edili, il cui andamento è direttamente legato ai processi di vita della popolazione come le nascite e i decessi, le migrazioni, le trasformazioni dei nuclei familiari, le necessità di servizi e i cambiamenti di stili di vita, e indirettamente all’andamento dei grandi settori dell’industria con le costruzioni industriali e artigianali, a quello del commercio con le costruzioni di negozi e centri commerciali, a quello del terziario, a quello delle grandi infrastrutture.

Così, anche per questa crisi, esistono aree di intervento che permetterebbero di ‘smuovere’ il settore, a partire da restauro, ristrutturazione e recupero e proseguendo con edilizia convenzionata e riqualificazione urbana e delle aree periferiche.

Se questo è un obiettivo condivisibile e condiviso, da qui si può partire per una proposta di interventi di rilancio.

 

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